Maria Taglioni è da sempre l’incarnazione del balletto romantico. Leggera ed eterea, ci ha dato la danza sulle punte e il tutù. Conosciuta per l’impareggiabile interpretazione de La Sylphide e diventata un modello per le danzatrici e le donne dell’epoca, la diva dell’Ottocento in realtà sembrava inizialmente non essere adatta per fare la ballerina. E allora come ha fatto una ragazza “non predisposta” per la danza a diventare, e ad essere ancora oggi, il personaggio iconico che tutti noi conosciamo?

Maria Taglioni in posa

Chi era Maria Taglioni

Nata nel 1804 a Stoccolma da una dinastia di artisti, Maria è soprattutto la figlia del danzatore e coreografo italiano Filippo Taglioni. A causa della carriera del padre, che prevedeva continui spostamenti in giro per il mondo, la piccola trascorre l’infanzia a Kassel e poi l’adolescenza con la madre e il fratello a Parigi. Proprio qui inizia a studiare danza con quello che al tempo fu anche maestro del padre: Jean-François Coulon. Nonostante la pratica costante però, Maria non si rivela particolarmente predisposta per la danza: è sproporzionata, ha una postura storta e le gambe eccessivamente magre. Per di più, per i canoni dell’epoca è “notoriamente brutta” e un critico la definisce addirittura <<una donna fatta male>>.

Di tutto questo però il padre non è a conoscenza e decide di organizzare il debutto della figlia a Vienna, città in cui è stato nominato maestro di balletto dell’Opera di corte. Quando Maria arriva, Filippo si accorge che le lezioni con Coulon non sono bastate a darle una preparazione tecnica sufficiente e che questa non sarà mai accettata dal pubblico viennese. Qui infatti la scena è dominata dai grotteschi italiani e dal loro stile acrobatico e sensazionale, a cui partecipano anche le donne. Maria rimane affascinata soprattutto da un particolare tipo di scarpette che le danzatrici usano per le loro esibizioni: le punte, sulle quali si sollevano e rimangono ferme nella posizione. A dispetto di quanto pensano in molti quindi, la Taglioni non ha “inventato” la danza sulle punte, ma piuttosto l’ha sviluppata.

Un'immagine della ballerina Maria Taglioni

Gli allenamenti sfiancanti

Consapevole dei propri limiti fisici e delle proprie carenze tecniche, Maria comincia una pratica quotidiana intensa di studio insieme al padre per rimodellare il proprio corpo. La giornata inizia con due ore al mattino dedicate ad una serie di difficili esercizi ripetuti molte volte su entrambe le gambe e continua con due ore nel pomeriggio dedicate invece all’adagio, in cui perfeziona le posizioni del balletto seguendo le linee e le proporzioni delle sculture greche. La Taglioni inizia a disprezzare il “sorriso civettuolo” delle ballerine dell’epoca e a preferire un atteggiamento più semplice. Con la pratica, il suo stile prende due direzioni diverse: semplicità e virtuosismo.

Durante gli allenamenti però, Maria deve fare i conti con le sue limitazioni fisiche. Questa è stata sicuramente una delle sue più grandi qualità: riuscire a trasformare i difetti più evidenti in eccezionali punti di forza. Se la schiena storta la spinge ad inclinarsi in avanti, lei riallinea tutto l’equilibrio del proprio corpo in modo da inserire quella posizione nella sua tecnica. Inoltre la ballerina riesce a nascondere ancora di più i propri difetti sviluppando una muscolatura fuori dal comune, esercitandosi a tenere ogni posizione fino a cento. Lei stessa racconta che le posizioni che per alcune ballerine erano faticose, per lei erano semplici momenti di riposo. Tutto questo aumenta di gran lunga il suo fascino e le dona uno stile assolutamente eccezionale.

Dopo le quattro ore passate a studiare col padre, Maria trascorre altre due ore di sera a studiare soltanto i salti. Lei però vuole che i suoi siano naturali e delicati, rotondi e femminili, non rigidi e tesi per lo sforzo. Per questo non salta come tutte le altre ballerine, stendendo le ginocchia <<come rospi>>, ma si lancia in aria con le gambe piegate, proiettando tutto il peso verso l’alto con l’aiuto di punte, polpacci, cosce e natiche. Anche quando fa pratica con le pirouettes non si concentra sulla quantità di giri ma sull’eleganza delle linee e della forma.

L’inizio della fama

Come si è detto poco fa, la Taglioni sviluppa a modo suo il lavoro sulle punte. Allontanandosi infatti dalla pratica <<volgare>> delle ballerine italiane, vuole trovare un modo elegante per sollevarsi in punta senza alzare le braccia, fare smorfie o mostrare lo sforzo necessario ad eseguire quel movimento. Come poi abbiamo scoperto più avanti però, Maria non ballava totalmente sulle punte come le ballerine di oggi, ma si sollevava su una mezza punta molto alta (quella che oggi è considerata una posizione “di transizione”) e altrettanto scomoda da tenere. Inoltre le sue scarpette erano abbastanza simili alle calzature femminili dell’epoca e di norma ne consumava due o tre paia durante un unico spettacolo. Alla fine lo stile della Taglioni diventa un ibrido tra l’impronta aristocratica francese e il virtuosismo italiano.

Maria Taglioni in La Sylphide

Una volta raggiunta la fama, Maria torna a Parigi e debutta all’Opéra nel 1827. Qui viene accolta in modo sensazionale e il pubblico è totalmente affascinato dalle sue performance. I critici parlano di “una rivoluzione radicale nel balletto classico”, disprezzando ormai quella danza <<insipida e violenta>> dei ballerini di Vestris che apparivano sempre <<sudati e boccheggianti>>. Il successo più straordinario arriva per lei con l’interpretazione de La Sylphide del 1832, con coreografia firmata da suo padre Filippo. Da questo momento, la Taglioni diventa l’incarnazione della spiritualità e la ballerina perfetta per il periodo della Restaurazione, addirittura mettendo in ombra e via via relegando a ruoli di supporto i ballerini maschi.

Incorporando il lavoro sulle punte, l’eleganza dei salti e le posizioni estreme, essa esercita un fascino non indifferente sulle ballerine e sulle donne dell’epoca. Queste smettono di mangiare per emulare l’aspetto esangue dell’interprete eterea e le case di moda iniziano a proporre abiti come il turbant sylphide. Alla Taglioni viene proposto anche di fondare una rivista di moda dal taglio letterario, dal titolo “La Sylphide”, da stamparsi su carta profumata. Su di lei vengono prodotte bamboline di carta per bambine e stampe litografiche che si diffondono rapidamente.

La fine del successo

Nonostante l’enorme successo della sua vita professionale, dal punto di vista personale fu piuttosto sfortunata. Nel 1832 sposa un nobile impoverito per volere dei genitori, dal quale si separa quattro anni dopo a causa della passione di lui per l’alcol e il gioco d’azzardo. In seguito si innamora di uno dei suoi ammiratori, da cui ha anche un figlio illegittimo, che però muore tre anni dopo in un incidente di caccia. Nel 1837 la Taglioni lascia l’Opéra, che nel frattempo aveva assunto la sua più grande rivale, la viennese Fanny Elssler, e inizia una serie di tournée in tutta Europa. Nel frattempo le ballerine che si susseguono a Parigi continuano a imitare il suo stile, ma senza riuscire mai del tutto nell’impresa. Questa enorme influenza però, che ad oggi noi ancora sentiamo, all’epoca ebbe una vita molto più breve.

Quando nel 1848 a Parigi scoppia nuovamente la rivoluzione, il balletto romantico svanisce e Maria si ritira dalle scene (un anno prima) per dedicarsi completamente all’insegnamento. Nel 1851, con il colpo di stato di Luigi Napoleone, la danza perde il suo aspetto poetico e acquista un’impronta frivola ed equivoca. Il varietà e i virtuosismi sostituiscono il balletto spirituale dei romantici. Nel ’58 La Sylphide viene eliminata dal repertorio dell’Opera e dieci anni dopo anche Giselle. Esplodono al contrario produzioni popolari, pantomime, spettacoli di magia, balli in costume e persino pièce teatrali amatoriali con balletti interpretati da dame e gentiluomini della buona società vestiti da ninfe e silfi. È proprio ad uno di questi balli che una Maria Taglioni ormai invecchiata viene vista per l’ultima volta sulle scene.

La ballerina Maria Taglioni in Zephire

Fonte:

J. Homans, Gli angeli di Apollo – Storia del balletto, EDT, Torino 2014

Una replica a “Maria Taglioni: la diva che “non era predisposta” per la danza”

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