Elite Syncopations è una creazione del 1974 di Sr. Kenneth MacMillan, su musiche di Scott Joplin. A differenza del suo predecessore Manon, il nuovo balletto del coreografo inglese è colorato e divertente, ricco di humor e malizia, che conquista il pubblico già grazie alla presenza dell’orchestra sul palcoscenico, posizionata dietro ai danzatori e vestita a festa.

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La nascita di Elite Syncopations

Manon, balletto drammatico in tre atti del 1974, è stato per il suo autore Kenneth McMillan un progetto intenso e pesante, con una ricezione non uniforme da parte della critica americana. Dopo quell’esperienza, il coreografo decide di creare nello stesso anno una sorta di “anti-Manon“, un brano corto, pieno di luce e colore. I costumi vengono quindi disegnati da Ian Spurling, con cui MacMillan aveva già collaborato per i Sette Peccati Capitali, mentre la partitura viene assegnata a Scott Joplin.

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La scelta di Joplin era, per l’epoca, abbastanza comprensibile ma anche abbastanza rischiosa. Grazie ai milioni di vendite rilasciate dal pianista Joshua Rifkin e alla colonna sonora del film del 1973 “The Sting” infatti, gli sforzi di inizio secolo di Joplin erano incredibilmente popolari al tempo: rappresentavano il vivace accompagnamento a molti party.

Di Joplin però MacMillan non usa il pezzo più famoso, “The Entertaimer“, ormai troppo diffuso e troppo spesso riprodotto nei cafè e nei ristoranti, bensì uno il cui titolo verrà ripreso anche per il titolo della coreografia: appunto “Elite Syncopations“. A questo si aggiungono altri pezzi di Joplin e alcuni firmati da diversi compositori, tra cui Scott Hayden, Joseph F. Lamb e James Scott e Robert Hampton.

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Il balletto

In 12 parti e per 12 danzatori più il corpo di ballo, la più grande forza di Élite è la sua gioia e la sua spontaneità, la vena comica che conquista il pubblico di ieri e di oggi. Il tranquillo ritmo di Joplin, a cui si aggiunge la band seduta dietro al palco e i danzatori impegnati in vivaci e comici flirt che gironzolano intorno al palco quando non danzano, contribuiscono a far sentire il pubblico come se si trovasse nel mezzo di una grande festa.

L’apparente “semplicità” di Elite richiede però grandi doti fisiche e tecniche. Non a caso il cast è formato dai migliori danzatori della compagnia (alla prima Merle Park, Donald Macleary, Monica Mason e Michael Coleman tra gli altri), un cast d’eccellenza che, come ammette MacMillan stesso in un’intervista del ’75, è una delle principali ragioni per cui il balletto è stato creato: ostentare i meravigliosi danzatori di ieri e i meravigliosi membri del Royal Ballet di oggi.

A livello di trama, Elite Syncopations non segue una vera e propria storia ma si snoda su un susseguirsi di assoli, passi a due e momenti in gruppo portati avanti con virtuosismo e estro comico, che potrebbero sembrare una competizione in una sala da ballo dell’inizio del secolo scorso. Qui i personaggi del balletto flirtano, ballano e competono tra loro per le luci della ribalta indossando costumi fantasiosi e sgargianti arricchiti da frecce, stelle e strisce, bottoni e archi.

Secondo Noel Goodwin, autore per “Dance and Dancers”, Elite Syncopations è un pezzo “allegramente divertente”: “Gran parte del mio divertimento è venuto dal vedere alcuni dei migliori e più distintivi artisti del Royal Ballet mostrare nuove sfaccettature della loro arte nella coreografia che MacMillan ha ideato per loro”. Attualmente il balletto è nel repertorio della compagnia londinese, la quale ne ha realizzato un DVD (che presenta anche altri due pezzi di MacMillan, The Judas Tree e Concerto) acquistabile su Amazon QUI.

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