Frutto del genio coreografico di Kenneth MacMillan, Anastasia è un balletto del 1971 dedicato alla storia di Anastasia Romanov, l’unica discendente dello zar Nicola II che sembrava fosse scampata al massacro da parte dei bolscevichi. Ispirato alla vera storia di Anna Anderson, paziente psichiatrica della Berlino degli anni ’20, l’opera è stata messa in scena dalla compagnia del Royal Ballet di Londra con protagonista una magnifica Lynn Seymour.

Natalia Osipova in Anastasia – Photo Credit: Tristram Kenton, Royal Opera House

Chi è Anna Anderson?

Nel massacro del 1918 da parte dei Bolscevichi a Ekaterinburg la famiglia imperiale russa dei Romanov viene massacrata. I corpi di Nicola II, di sua moglie e di tre dei loro cinque figli vengono riesumati. All’appello però ne mancano due, quello di Anastasia e di Alessio. Che fine hanno fatto gli ultimi discendenti dello zar? Sono forse riusciti a sopravvivere al massacro? Se numerosi studiosi per anni si pongono queste domande, una risposta sembra arrivare a risolvere il caso della figlia dei Romanov. Una risposta che in realtà si trasforma ben presto in un mistero.

Molti anni dopo a Berlino infatti, nel 1920, una donna viene trovata da un poliziotto sul parapetto di un ponte, pronta a lanciarsi. Una volta salvata e portata in centrale, questa si mostra in stato confusionale, non ricorda chi sia e per questo viene rinchiusa in un istituto psichiatrico. Solo poco tempo dopo la donna, come risvegliatasi dal letargo, dichiara di essere Anastasia Romanov. L’età coincide, la somiglianza c’è, eppure nessuno le crede. La situazione inizia a catturare l’attenzione dei media tedeschi e ben presto diventa un caso.

Alla donna viene attribuito il nome di Anna Anderson e nel frattempo inizia un lungo processo con il quale dovrà dimostrare di essere davvero la discendente dei Romanov. Tra ex domestici, conoscenti e parenti vari, in tanti cercano in ogni modo di capire se si tratti di una truffatrice o della vera Anastasia, ma sono definitive le sentenze della nonna, l’imperatrice Maria, e della zia, la granduchessa Olga, che denunciano Anna per frode. Nel 1970 (e poi nel 1977) arriva infatti la sentenza definitiva del tribunale che chiude il processo per assenza di prove.

Photo Credit: http://www.lameziaterme.it

La creazione del III atto di Anastasia

Da questa storia il coreografo inglese Kenneth MacMillan trae grande ispirazione per realizzare un’opera affascinante sulla psicosi e sulla memoria. Come prima cosa però, MacMillan realizza un atto unico, come parte di un trittico, che viene rappresentato per la prima volta il 25 Giugno 1967 all’Opera Tedesca di Berlino con protagonista Lynn Seymour. La scena è ambientata in un ospedale psichiatrico, dove la trasandata Anna siede sul suo letto in attesa dell’infermiera. Prima si sforza di ricordare chi sia e, una volta ricordato, si sforza di persuadere gli altri circa la sua identità.

Qui le viene mostrato un vecchio film che rappresentava i tempi prima della Rivoluzione e all’improvviso, vedendo il volto di una bambina, si anima. Ricorda i bambini che giocano, un monaco sinistro che potrebbe essere Rasputin, una raffica di soldati e un’esecuzione. Ma alla fine, Anna sa di essere Anastasia e un letto d’ospedale diventa nella sua mente una carrozza maestosa, su cui Anna si alza in piedi. Mentre la scena si chiude, Anna sul suo letto compie un gesto che sembra un’autorealizzazione trionfante.

Solo successivamente MacMillan decide di ampliare l’atto unico per farlo diventare un balletto a serata intera, trasformando quell’atto nel terzo e aggiungendone due precedenti a formare un prequel. Questa nuova rappresentazione, su musica di Ciaikovski e Martinu, vede la sua prima al Covent Garden di Londra con la compagnia del Royal Ballet il 22 Luglio 1971. Sul palcoscenico Lynn Seymour nel ruolo della protagonista, insieme a Svetlana Beriosova, Dereck Rencher, Adrian Grater, Antoinette Sibley e Anthony Dowell.

Lynn Seymour nel ruolo di Anna Anderson/Anastasia

L’evoluzione del balletto

L’edizione integrale del balletto mostra nel primo atto lo zar e la sua famiglia che, durante un picnic con gli ospiti, vengono avvertiti della notizia dello scoppio della prima guerra mondiale. Nel secondo atto invece assistiamo al ballo dato dallo zar al Palazzo d’inverno di Pietroburgo in onore della figlia Anastasia. Qui troviamo delle danze formali, come il pas de deux tra l’ex amante dello zar, la ballerina del Mariinskij Mathilde Kšesinskaja, e il suo partner. A un certo punto però la festa è interrotta dal divampare della Rivoluzione di Ottobre. Solo una volta arrivati al terzo atto, la scena cambia totalmente.

In Anastasia il movimento è fortemente espressionista e ricorda, secondo un critico di balletto, i drammi danzati da Martha Graham. Una grande innovazione inoltre è l’utilizzo di un film muto proiettato su due schermi curvi, che aveva lo scopo di animare l’azione sul palco sottostante. Anche la scelta della musica è indovinata, soprattutto la parte di Martinu che, nell’evocare un passato confuso, rappresenta un atto di raccoglimento. Alla fine, il balletto ha un grande successo di pubblico e di critica e per John Percival del The Times Anastasia è <<insolita, audace e tremendamente emozionante>>.

Anche la performance della protagonista viene esaltata dai critici, in particolare da Craig Dodd del Guardian che la elogia sia come ballerina che come attrice. La Seymour inoltre ha il merito di aver reso più giocoso il balletto, decidendo di far entrare il suo personaggio nel I atto con i pattini e con un vestito alla marinara. In seguito, sarà proprio lei a fare da mentore alle interpreti più giovani. Tra queste, Viviana Durante racconta di come la Seymour si concentrasse più sull’interpretazione che sulla tecnica, per dimostrare quanto fossero effettivamente differenti i primi due atti e il terzo.

Photo Credit: Tristram Kenton, Royal Opera House

La scoperta definitiva

Sebbene il balletto fosse stato messo in scena quando ancora non si sapeva con certezza se la paziente fosse quella che diceva, la realtà viene finalmente a galla anni dopo. Grazie ad alcuni esami del DNA eseguiti sia sui resti della famiglia Romanov che sui campioni di tessuto di Anna Anderson quando era ancora in vita, si scopre che nella famosa notte del 1918 tutti i discendenti dello zar sono morti. Inoltre viene dimostrato che il vero nome della presunta Anastasia è Franziska Schanzkowska, un’operaia polacca scappata da un manicomio di Berlino nel 1919.

Nonostante tutte queste scoperte, che avrebbero potuto togliere tensione drammatica al mistero che circondava la storia, il coreografo è realmente convinto della riuscita della sua opera e proprio per questo niente ha potuto modificare il fascino di un balletto che rimane tuttora uno dei più toccanti di MacMillan. Come dice a Clement Crisp nel 1971, infatti: <<Ho trovato nella sua storia un tema che a volte era già apparso nel mio lavoro: la figura dell’esterno. Anastasia mi sembra esserne un esempio supremo>>.

Natalia Osipova in Anastasia – Photo Credit: Tristram Kenton, Royal Opera HouseNatalia Osipova in Anastasia – Photo Credit: Tristram Kenton, Royal Opera House

Consigli d’acquisto:

Per vedere il balletto integrale di MacMillan, la Royal Opera House ne propone una versione registrata nel 2016 al Covent Garden con protagonisti Natalia Osipova nel ruolo di Anna Anderson/Anastasia, Marianela Núñez nel ruolo di Mathilde Kšesinskaja e Federico Bonelli in quello del suo partner. Per acquistarlo su Amazon basta fare click QUI. (Link affiliato)

Fonti:

J. Homans, Gli angeli di Apollo. Storia del balletto, EDT, Torino 2014.
V. Durante (a cura di), Balletto. L’opera illustrata definitiva, Gribaudo, Milano 2019.
A. Testa, I grandi balletti. Repertorio di cinque secoli del teatro di danza, Gremese, Roma 2008.
https://www.kennethmacmillan.com/anastasia
https://www.passaggilenti.com/anna-anderson-anastasia-romanov/

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